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La laurea di Leydin, la rebelde con la testa sulle spalle
Tutti i nostri laureati sono speciali. Ma la storia di Leydin, laureatasi a fine aprile in Ingegneria dei Materiali, ha qualcosa che la rende ancor più speciale. O meglio qualcuno. Un bimbo di neanche un anno e mezzo che ha visto la sua mamma ritirare con orgoglio il diploma di laurea.
Una muchacha rebelde, ma con la testa sempre sulle spalle. Tutti i nostri laureati sono speciali ai nostri occhi. Ma la storia di Leydin Ruth Dominguez Lopez, laureatasi a fine aprile in Ingegneria dei Materiali, ha qualcosa che la rende ancor più speciale. O meglio qualcuno. Un bimbo di neanche un anno e mezzo che, in braccio a papà Jordy, ha visto la sua mamma ritirare con orgoglio il diploma di laurea all’Universidad Nacional de Trujillo. “Non so se Liam Adrian si ricorderà di questo giorno - racconta Leydin -, ma sicuramente è un passaggio fondamentale anche per la sua vita: la laurea mi permetterà di trovare un buon lavoro e di garantirgli tutto ciò di cui avrà bisogno. Potrà studiare, anzi potrà arrivare anche più lontano di me, realizzando il sogno di mio padre”.
La famiglia Dominguez si gode oggi i risultati di tanti sacrifici fatti in passato: un’attività di rivendita di bevande che garantisce una vita dignitosa, tre figlie già laureate (oltre a Leydin, Lilian in Chimica Farmaceutica e Liz in Scienze della Comunicazione), una quarta vicina al traguardo (Melissa in Ingengeria Ambientale). E ora un nipotino pieno di vita. Ma per molti anni non è stato tutto così semplice. “Siamo originari della provincia di Tocache, nella zona della Selva - racconta Leydin -. Ma quando avevo appena otto mesi siamo letteralmente scappati a Trujillo. Nella nostra zona infuriavano gli scontri armati tra l’esercito e i guerriglieri di Sendero Luminoso e mamma e papà decisero di metterci al sicuro emigrando sulla costa. I primi anni in città furono molto duri: i miei faticavano a trovare un lavoro, in casa si mangiava il pane dell’altro ieri, sempre che ce ne fosse. Io e Melissa dormivano con mamma e papà, perché non c’erano letti per tutti. Ma nonostante tutto ricordo di essere stata una bambina felice: all’asilo fui incoronata “mejor amiga”, un premio tipico delle scuole materne peruviane che viene assegnato all’alunna più allegra”.
Nonostante gli sforzi di papà Eulogio (“ancor oggi ripete sempre: se hai un pane e dodici persone, allora dividi il pane in dodici parti uguali”), ben presto la famiglia Dominguez dovette chiedere aiuto. Le due figlie più piccole, Leydin e Melissa, furono iscritte in un club de madres collegato al Cesvitem ed iniziarono così il loro lungo cammino come beneficiarie dei progetti di sostegno a distanza. “Il primo giorno, al momento del pranzo al comedor, non credevo ai miei occhi. Mangiai così tanto che ebbi mal di stomaco per due giorni. Ancora meglio quando mi consegnarono il mio primo kit di materiali per la scuola. Avevo cominciato da pochi giorni la scuola primaria e tutto quello che avevano potuto procurarmi i miei genitori era un quaderno già mezzo usato da mia sorella Liz. In classe lo nascondevo sotto il banco, perché mi vergognavo. Ma una volta ricevuti i quaderni dal Cesvitem non ho più avuto paura di niente”.
Da lì in poi la vita di Leydin è decollata, grazie anche al sostegno ricevuto dall’Italia. “Devo dire grazie al signor Giuseppe, il mio primo padrino: grazie a lui qualche anno fa ho potuto visitare l’Italia. E sempre grazie al suo aiuto, io e Melissa abbiamo avuto il nostro primo letto! E poi ancora il signor Luigino e i ragazzi del Coro Nozze di Cana, che mi hanno sostenuto negli anni delle superiori e dell’università. In famiglia io e Liz siamo le “ribelli”: ci piace uscire con gli amici, ascoltare musica, abbiamo mille interessi e progetti. Ma ho sempre pensato che lo studio è la strada per raggiungere qualunque risultato. All’università quasi non pensavo agli esami, studiavo per il gusto di imparare cose nuove. Come diceva Ghandi, vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere per sempre”.
“Spero di riuscire a passare anche a Liam Adrian questa passione per lo studio. Quando ero incinta pensavo che essere una buona studentessa significava essere una cattiva madre, a causa del tempo da dedicare allo studio. E invece, con l’aiuto di Jordy e della mia famiglia, ho trovato un equilibrio tra i due ruoli. Anche Jordy si sta per laureare in Ingegneria dei Materiali e già lavora per la Municipalità di Trujillo. Viviamo ancora con i miei, ma presto vorremmo sposarci e avere una casa tutta nostra. I miei genitori mi hanno insegnato l’importanza dell’amore, gli amici del Cesvitem mi hanno donato la possibilità di laurearmi: alla mia famiglia non mancherà nulla”.
Notizia del 30/06/2017