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Progetto Pozzi Ciad, non solo acqua

Ennesimo anno record per l'iniziativa promossa dai missionari della diocesi di Treviso: 31 pozzi realizzati e oltre 11.234 beneficiari. Ma i frutti che si cominciano a raccogliere vanno ben oltre l'accesso all'acqua.

Ogni anno sembra impossibile fare meglio. Eppure alla fine dell’anno successivo l’asticella è stata spostata un po’ più in alto. Il bilancio della campagna di scavi 2016-2017 del Progetto Pozzi Ciad, fornitoci nelle scorse settimane da don Stefano Bressan, è davvero strepitoso. Ben 31 pozzi realizzati (di cui cinque finanziati dal Cesvitem), per un totale di 11.234 beneficiari. Un nuovo record, che supera quello fissato solo dodici mesi fa con la campagna 2015-2016. Dal 2008 ad oggi si sale così a 107 pozzi (di cui ben 94 scavati dal 2014, dopo l’introduzione della trivellazione manuale) e ad oltre 40 mila uomini, donne e bambini a cui è stato garantito l’accesso all’acqua. “Siamo davvero molto soddisfatti - racconta don Stefano -, anche perché siamo riusciti a realizzare sei interventi tramite la trivellazione manuale. Si tratta di cantieri più costosi, perché richiedono l’intervento di una ditta specializzata, ma che ci permettono di rispondere alle richieste delle comunità che risiedono in zone dove la conformazione del sottosuolo non permette la trivellazione manuale. In questo modo il Progetto Pozzi è davvero in grado di dare una risposta concreta al bisogno d’acqua di tutto il territorio, allargando il raggio d’azione alle zone di Tikem e Seré che fino ad oggi erano rimaste un po’ trascurate”.

Tante cose rischiano ormai di passare per scontate, come ad esempio il grande affiatamento e la professionalità maturate dall’equipe degli operai che segue i cantieri di trivellazione manuale. Eppure tanti piccoli segnali dimostrano come il progetto continui a crescere, a maturare, assumendo sfumature sempre più significative. “Quest’anno l’equipe si è resa protagonista di un gesto davvero splendido e inaspettato. Dopo aver lavorato praticamente senza sosta da novembre ai primi di luglio e aver già realizzato 24 interventi, hanno voluto chiudere in bellezza regalando l’ultimo pozzo dell’anno. Hanno rinunciato alla paga che spettava loro e hanno scavato come volontari il pozzo per la comunità di Tchambele Saika, permettendo l’accesso all’acqua a 73 famiglie. Questo attaccamento al progetto, questa disponibilità è davvero uno dei frutti più belli raccolti in questi anni di intenso lavoro".

Altri segnali importanti arrivano dalle comunità beneficiarie, che, lo ricordiamo, in un’ottica di autosviluppo sono chiamate a compartecipare economicamente alle spese per la realizzazione dei pozzi. “Quest’anno abbiamo alzato leggermente la quota a carico dei villaggi, portandola a circa 390 euro. Ora, in pratica, il villaggio mette i fondi per coprire integralmente la spesa per la pompa manuale che completa l’opera. Un passaggio importante, anche dal punto di vista simbolico, per aumentare la presa di responsabilità una volta che l’opera viene consegnata alla comunità”. Non a caso, tutti i pozzi realizzati in questi anni sono ancora funzionanti e i vari villaggi sono in grado di provvedere autonomamente alla gestione e manutenzione delle infrastrutture. “Anche da questo punto di vista, il Progetto Pozzi sta producendo un piccolo miracolo. Per la prima volta si ha coraggio di dire dei “no”, proibendo l’accesso al pozzo a chi non vuole versare il piccolo contributo annuale indispensabile per la manutenzione ordinaria. Nella cultura di queste comunità, dire “no” a qualsiasi tipo di richiesta è sempre molto difficile: c’è sempre il timore, legato a credenze ancestrali, che chi riceve un rifiuto possa vendicarsi con atti di stregoneria o malocchi”.

Il progetto, con l’inizio della stagione delle piogge, è andato in letargo. Ma tra poche settimane si tornerà all’opera, confidando in una campagna di scavi altrettanto ricca di soddisfazioni. “Un pozzo fa un villaggio - conclude don Stefano -. Soprattutto nelle zone abitate solo più di recente, l’arrivo dell’acqua regala benessere e richiama nuovi insediamenti. E attorno al pozzo cresce e si rinsaldano comunità capaci di essere protagoniste del loro sviluppo”.

Notizia del 15/10/2017


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