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A Trujillo l'emergenza non č finita

A due mesi dalle inondazioni di marzo, profonde ferite segnano ancora il tessuto urbano e sociale della cittą. Bastano due gocce di pioggia per far tornare la paura e la risposta delle istituzioni tarda ad arrivare. Il racconto del nostro rappresentante Attilio Salviato.

Sono passati quasi due mesi dalle alluvioni che a marzo hanno messo in ginocchio Trujillo. Un arco di tempo sufficiente per cercare di ripulire la città e ripristinare i servizi essenziali. Ma non per vincere la paura dei trujilliani. “Basta che inizi cadere anche una leggera pioggerellina - racconta il rappresentante del Cesvitem Attilio Salviato - e torna subito l’incubo degli huaicos, le valanghe d’acqua che a marzo si sono riversate a ripetizione per le strade partendo dalle alture che circondano la città. Anche la scorsa notte ha piovuto: non ci sono stati danni importanti, ma ancora una volta Trujillo è stata ricoperta dal fango, dopo che alcuni giorni di asciutto avevano permesso alle ruspe di sgombrare gran parte delle strade”.

Trujillo è vittima di uno strano scherzo del destino: messa in ginocchio da quello stesso fango con cui è stata letteralmente costruita nel corso dei secoli. “Dagli antichi siti archeologici alle abitazioni delle periferie, qui tutto è costruito in mattoni crudi, un impasto di terra, sabbia e acqua lasciato seccare al sole. Una soluzione economica ma efficace nella città dell’eterna primavera, abituata ad un clima mite durante tutto l’arco dell’anno. Il problema sono gli eventi atmosferici sempre più estremi di questi ultimi anni, che hanno evidenziato l’estrema fragilità del tessuto urbano. Ieri abbiamo fatto visita a Sandra, una delle beneficiarie del Progetto Becas: la notte aveva piovuto, neanche troppo, ma lei aveva dovuto passare l’intera mattinata ad asciugare casa sua che si era completamente allagata”.

Una città fragilissima, insomma, e non solo nelle strutture. “La gente è disorientata, non sa come reagire. Le ricostruzioni tardano, si prevede che, se non succedono altri cataclismi, ci vorrà almeno un anno per risistemare tutto. Chi ha perso la casa vive da settimane sotto tende di fortuna, che a breve dovrebbero essere sostituite da casette in legno”. Ma ci sono altri danni meno visibili e, proprio per questo, più difficili da riparare. “L’alluvione ha lasciato ferite più profonde al tessuto sociale. Molti hanno dovuto abbandonare i quartieriin cui sono nati e cresciuti, trasferendosi in altre zone della città dove non conoscono nemmeno i propri vicini. Migliaia di persone sradicate da l loro microambiente fatto di espedienti, aiuti reciproci, conoscenze che qui, come in tutto il mondo, permettono alle fasce più povere della popolazione di tirare avanti giorno dopo giorno”.

Ringraziamo di cuore - conclude Attilio - chi ha risposto all’appello lanciato all’indomani dell’alluvione. Ma l’emergenza non è ancora finita. I prezzi beni di prima necessità, che a fine marzo erano aumentati in modo spropositato, si sono ribassati ma restano comunque su libelli molto più alti del normale. La produzione agricola, d’altronde, è stata fortemente danneggiata e i prodotti in vendita sono pochi e di pessima qualità. La risposta delle istituzioni è davvero inadeguata ed è la gente ad organizzarsi dal basso, facendo il meglio che si può. Abbiamo ancora bisogno del vostro aiuto”.

Per donazioni è possibile utilizzare il c/c intestato a Cesvitem Onlus, IBAN IT56R0572836190724570001998, oppure donare on line tramite Paypal tramite il link nel box Approfondimenti. Nella causale indicare "Emergenza Perù". Grazie in anticipo a tutti coloro che daranno un aiuto, piccolo o grande, alla gente di Trujllo.

Notizia del 10/05/2017


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