Diritto all'acqua, la battaglia continua
Nel 2010 le Nazioni Unite dichiaravano l'accesso all'acqua un diritto umano inalienabile. A sei anni di distanza, di fronte all'assoluta mancanza di passi concreti in questa direzione, parte la campagna internazionale "Water Human Right Treaty" per spingere gli Stati a dotarsi di leggi in difesa del diritto all'acqua.
Nel 2010 le Nazioni Unite dichiaravano l’accesso all’acqua potabile un diritto “umano, universale e inalienabile”. Un anno più tardi, nel 2011, attraverso i referendum sull’acqua pubblica, 25 milioni di italiani votavano contro ogni forma di privatizzazione delle risorse idriche. Due eventi per certi versi epocali a cui, a distanza di cinque anni, non sono ancora seguiti passi concreti. Anzi, il pericolo della mercificazione dell’acqua è sempre più forte. Per questo il Comitato italiano per il Contratto Mondiale dell’Acqua, impegnato da oltre quindici anni su queste tematiche, lancia una nuova campagna internazionale, Water Human Right Treaty, per la promozione di un protocollo che, una volta adottato dai singoli Stati, li vincoli a sancire la natura dell’acqua come diritto e bene comune.
“A sei anni dalla sua adozione - sottolinea il presidente del Cesvitem Simone Naletto nell’ufficializzare l’adesione dell’associazione alla campagna -, la risoluzione dell’Onu sul diritto umano universale all’acqua non è stata applicata da nessun Stato. Non solo: le stesse Nazioni Unite, nell’agenda che definisce gli obiettivi di sviluppo sostenibile da qui al 2030, non indica nessun impegno per garantire il diritto all’acqua. L’orientamento è quello fissare un prezzo accessibile per l’accesso all’acqua e ai servizi igienici. In sostanza il diritto all’acqua, ovvero in pratica il diritto alla vita, sarà accessibile solo a fronte del pagamento di un prezzo di mercato”.
Il lancio della campagna avviene in un momento molto particolare per l’Italia, dove la Commissione per l’Ambiente della Camera ha appena soppresso l’articolo della nuova legge sull’acqua che definiva il servizio idrico come “servizio pubblico locale senza rilevanza economica”. “È stato stravolto l'impianto generale della nuova legge sull’acqua - denuncia Guido Barbera, presidente di Solidarietà e Cooperazione Cipsi -, cancellando la volontà di 25 milioni di italiani che ai referendum del 2011 hanno votato al 95% a favore dell’acqua pubblica. Invitiamo tutti a non votare più per nessuna forza politica e nessun amministratore che non rispetta la volontà dei cittadini e che vuole mercificare la nostra vita e i nostri diritti”. Per questo, prosegue Barbera, “continueremo a mobilitarci insieme a tutti i movimenti affinché il diritto all’acqua sia garantito a tutti, contro ogni sopraffazione governativa a favore delle multinazionali”.
“La campagna internazionale - conclude Naletto - eserciterà una pressione diretta sui singoli Stati, puntando a raccogliere un numero crescente di adesioni. La battaglia per il diritto all’acqua è solo all’inizio”. è possibile aderire alla campagna anche come singoli cittadini, collegandosi con il sito dedicato (vedi link nel box Apprfondimenti) e cliccando sul link "Subscribe".
Notizia del 29/03/2016