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Pensiamoci bene: appello contro la riforma della Difesa
In questi giorni il Parlamento discute il disegno di legge del ministro della Difesa Di Paola, che prevede per i prossimi dodici anni 230 miliardi di euro di spese militari. Anche il Cesvitem aderisce all'appello della Tavola della Pace per bloccare il provvedimento.
Anche il Cesvitem ha aderito all’appello lanciato dalla Tavola della Pace contro il cosiddetto DDL Di Paola, il disegno di legge delega di revisione dello strumento militare presentato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. Il provvedimento, che apparentemente prevede una contrazione delle spese militari con la riduzione del personale delle forze armate in servizio da 190 mila a 150 mila unità, porterà al contrario un aggravio alla spesa pubblica in base alla formula “meno uomini più armi”: i risparmi derivati dal contenimento del personale saranno infatti usati per acquistare nuovi sistemi d'arma.
“Abbiamo calcolato - ha spiegato Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace, in un’intervista a Famiglia Cristiana - che nei prossimi 12 anni le Forze armate costeranno come minimo 230 miliardi di euro: solo nel 2012 si spenderanno 585 milioni per i cacciabombardieri F-35, mentre per la lotta alla povertà ne sono stati stanziati 86. Ci sembra una spesa assurda, soprattutto in un momento di grave crisi economica, che sta imponendo a famiglie e comunità sacrifici durissimi”.
Secondo Lotti è l'intero modello della difesa che andrebbe rivisto: l'Italia è ancora legata a un modello anacronistico, che mantiene in piedi 70 programmi di armamenti, rimasti invariati dal tempo della guerra fredda a oggi. “Noi vorremmo un sistema più "leggero", ma soprattutto capace di confrontarsi con le reali priorità del Paese. Prima ancora che una campagna pacifista, la nostra è una campagna per il buon senso”.
Tra i pericoli “nascosti” nel disegno di legge spiccano le novità sulla vendita di armi italiane. Il ministro Di Paola vorrebbe che il Ministero della Difesa fosse autorizzato a firmare contratti di vendita, eliminando il sistema di accordi e controlli attualmente vigente. Un modo neppure troppo velato per svendere le vecchie armi dell'Esercito e avere così il pretesto per acquistarne di nuove, che apre inoltre la via ad un pericoloso intreccio d’affari tra il Ministero e le aziende del settore degli armamenti.
Bastano questi punti per comprendere quel “Pensiamoci bene!” che fa da slogan all’appello della Tavola della Pace, di cui di seguito riportiamo il testo integrale:
“Il Parlamento sta discutendo che:
- aumenta la spesa pubblica;
- aumenta la spesa per gli armamenti;
- impegna non meno di 230 miliardi per i prossimi 12 anni a sostegno di un enorme apparato militare;
- autorizza il Ministero della Difesa a vendere armi italiane nel mondo;
- taglia il personale e vende le caserme per comperare nuove armi;
- stabilisce che in caso di calamità naturali gli interventi di soccorso dell’esercito dovranno essere pagati da chi li richiede;
- trasforma le Forze armate in uno strumento da guerre ad alta intensità.
Mentre s’impongono agli italiani tanti sacrifici, mentre si taglia la spesa pubblica e la spesa sociale, noi sottoscritti chiediamo al Parlamento di non approvare questa legge delega e di avviare una seria riforma dello strumento militare rendendolo compatibile con le possibilità economiche del Paese e coerente con una nuova idea di sicurezza e una nuova visione del ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo”.
Per informazione e adesioni collegarsi al sito www.perlapace.it
Notizia del 10/07/2012