Progetto Girl Power

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Progetto Girl Power

Approfondimenti

Il contesto

Nonostante nell’ultimo quinquennio il Pil sia cresciuto in media del 7% all’anno, la Tanzania continua ad essere uno dei paesi più poveri del mondo. Nella classifica dell’Indice di sviluppo umano, è collocata al 151° posto su 188 paesi. Pur essendo coltivabile solo il 4% del territorio, il settore agricolo rappresenta quasi la metà del Pil e assorbe l’80% della forza lavoro, sovrastando in questo senso altri settori dinamici e potenzialmente trainanti come l’industria mineraria e il turismo. E proprio nelle aree rurali si registrano le condizioni di vita più difficili: l’85% delle famiglie povere vive infatti nelle campagne.

Una delle conseguenze più drammatiche di questa situazione è l’alto numero di bambini, ragazze e donne coinvolti nella tratta di esseri umani, vittime di violenza sessuale o coinvolti in giri di prostituzione. Secondo l’Unicef, il 75% dei bambini sono vittime di violenze fisiche. Il 30% delle ragazze e il 13% dei ragazzi hanno subito almeno un episodio di violenza sessuale durante la loro infanzia, ma si stima che nella realtà tali percentuali siano ancora più alte. Considerando che metà della popolazione tanzaniana ha meno di 18 anni, si tratta di una vera e propria piaga sociale, una delle più grandi sfide che il paese è chiamato ad affrontare. Similmente, secondo il “Tanzania Demographic and Health Survey” (TDHS), il 45% delle donne tra i 15 e i 49 anni sono o sono state vittime di episodi di violenza, fisica o sessuale.

Questo tipo di violenze sfocia in molti casi nell’induzione alla prostituzione: lo sfruttamento del corpo della donna viene spesso visto, anche da parte dei propri congiunti, come un’occasione di guadagno e un mezzo per rispondere alle minime necessità economiche della famiglia. Nonostante la prostituzione sia considerata un reato penalmente punibile, secondo le stime del governo è coinvolta nel fenomeno una donna su 5 nelle aree urbane e una su 10 nelle aree rurali.

A Rau Village, villaggio di 3.400 abitanti nel nord del paese, la totalità della popolazione vive di  un’agricoltura di pura sussistenza, basata sulla coltivazione dei piccoli appezzamenti che circondano le abitazioni. Il reddito medio, già di per sè molto basso (2 dollari al giorno per famiglia), negli ultimi anni è in ulteriore decrescita, a causa della diminuzione dei raccolti determinata dai cambiamenti climatici e dal conseguente calo delle piogge. Le prime vittime di questa precarietà sono bambine, ragazze e donne. Già penalizzate in partenza da una forte disparità di genere, spesso rappresentano con il loro lavoro, sia a livello agricolo che domestico, l’unica fonte di sostentamento per la famiglia. Il progressivo impoverimento della comunità ha spinto un numero crescente di queste donne sulla via della prostituzione, spesso sotto il ricatto dei rispettivi mariti o padri.

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Progetto sostenuto da
Otto per mille della Chiesa Valdese
(Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi)
 
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