Foto Tommaso Saccarola
Approfondimenti
Il Nobel per la Pace 2010 alle donne africane
Cipsi e Chiama l'Africa lanciano una campagna internazionale per l'assegnazione del prossimo Nobel per la Pace alle donne africane, protagoniste del presente e del futuro del loro continente
È partita la campagna di sensibilizzazione internazionale, promossa da Cipsi e Chiama l’Africa, per l’assegnazione del Nobel per la Pace 2010 alle donne africane. Un premio collettivo, che riconosca il valore delle donne africane, madri, mogli e lavoratrici infaticabili, spine dorsali della società sulle cui spalle gravano il peso e le responsabilità del vivere quotidiano. Donne che lavorano in media 17 ore al giorno, ma che allo stesso tempo riescono a organizzarsi per lottare per la pace e a mantenere la vita anche nelle situazioni più tragiche, in un impegno politico e sociale capillare e non riconosciuto. E ciò molto spesso con il rischio di subire violenza e sopraffazione.
“In Africa - spiega il presidente del Cipsi Guido Barbera - sono le donne le protagoniste trainanti, sia nella vita quotidiana che nell’attività politica e sociale. Sono loro che reggono che reggono l’economia familiare nello svolgimento di quell’attività, soprattutto di economia informale, che permette, ogni giorno, anche in situazioni di emergenza, il riprodursi del miracolo della sopravvivenza. Sono le donne le protagoniste dell’iniziative di microcredito, che hanno permesso la nascita e la crescita di migliaia di piccole imprese in tutte le parti del continente. Sono loro i primi difensori della salute, soprattutto contro Aids e malaria”.
Da qui l’idea di un premio collettivo, che vada a riconoscere il ruolo delle donne in generale e non l’impegno di una singola persona o associazione. Se infatti oggi l’Africa può continuare a sperare in un futuro migliore, lo deve a milioni di donne comuni, quelle che vivono nei villaggi o nelle grandi città, spesso in situazioni di emergenza e di estremo disagio socio-economico, e di cui le donne che sono emerse, a livello politico, culturale e imprenditoriale, sono solo l’espressione più visibile. Questo soprattutto nell’attuale quadro di crisi economica, in cui l’Africa rischia una volta di più di essere travolta. “Oggi - sottolinea Barbera - l’Africa può sperare nel proprio futuro soprattutto a partire dalle donne comuni, quelle che vivono nei villaggi o nelle grandi città, in situazioni spesso di emergenza e di cui le donne che sono emerse, sia nella politica, sia nella cultura, sia nell’attività imprenditoriale, non sono che un’espressione visibile”.
Per raggiungere l’obiettivo è stato lanciato un manifesto-appello, da sottoporre all’attenzione anche di personalità e autorità internazionali, con l’obiettivo di raggiungere almeno due milioni di firme da inviare al comitato che attribuisce il Nobel. Da settembre partirà una campagna capillare, attraverso convegni, iniziative di movimento, incontri organizzati con donne africane, proposte di viaggi in Africa per incontrare realtà di donne organizzate. Per informazioni e adesioni è possibile visitare il sito noppaw.org (Nobel Peace Prize for African Women).
Notizia del 23/07/2009