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Alice e Alessio, l'essenziale non ha bisogno di parole

L'abbraccio tra Alice e Alessio

Alice e Alessio, l'essenziale non ha bisogno di parole

L'avventuroso viaggio in Mozambico di un nostro sostenitore per conoscere la bambina sostenuta a distanza dalla sua famiglia. Una piccola epopea conclusa con un libro speciale e un abbraccio silenzioso.

In questi anni sono stati numerosi i nostri sostenitori che hanno avuto la fortuna e la possibilità di visitare sul campo i nostri progetti in Africa e Sudamerica, conoscendo di persona i bambini e i ragazzi sostenuti a distanza. Un’emozione speciale ogni volta diversa. Sicuramente speciale è stata l’avventura del signor Alessio, che con la sua famiglia da sei anni sostiene a distanza Alice, una bambina mozambicana beneficiaria del Progetto Kukula.

Alessio è geologo e, da qualche anno, fa un lavoro un po’ particolare: analizza i fondali sottomarini per valutare la fattibilità delle piattaforme off-shore per l’estrazione di petrolio e gas. Un lavoro ben poco d’ufficio, fatto di continue trasferte all’estero e di lunghi periodi imbarcato in alto mare. “Negli ultimi cinque anni ho girato mezzo mondo – racconta -, ma del mondo ho visto ben poco. Il mio contratto prevede il trasferimento in aereo e, subito dopo l’arrivo, il trasferimento alla città portuale di riferimento e l’imbarco per un periodo che può arrivare anche a due mesi. Lo stesso vale per il ritorno: sbarco e ritorno praticamente immediato in Italia. Quando sono stato destinato al Mozambico, subito ho pensato che sarebbe stato bellissimo poter conoscere Alice, ma sapevo che, con l’organizzazione del mio lavoro, non sarebbe stato semplicissimo organizzare il tutto”.

Il viaggio si è così trasformato in una piccola epopea, cominciata già in Italia ancor prima della partenza. “Anche solo allungare di un giorno il visto in Mozambico era un problema, così come atterrare a Maputo anziché alla città a cui ero destinato. Ho dovuto fare mille telefonate, ma proprio alla fine sono riuscito a spuntare due giorni in più: ho ricevuto il passaporto con il visto necessario solo poche ore prima della partenza del mio volo”. Un viaggio last minute a dir poco avventuroso. “Avevo avvisato il Cesvitem dei miei programmi e sono stati gentilissimi dall’inizio alla fine. Purtroppo, però, potendo comunicare il viaggio solo all’ultimo, sono finito nel bel mezzo delle ferie di Figueiredo, il rappresentante del Cesvitem in Mozambico, l’unico operatore a Maputo che parla l’italiano”. A far da guida ad Alessio ci ha così pensato Daniel, il responsabile del Progetto Kukula. “Linguisticamente ci siamo incontrati a metà strada, io con il pochissimo portoghese che so, lui con i suoi rudimenti di inglese, ma alla fine siamo riusciti ad intenderci il necessario”.

Ma non era finita. Perché Alessio, nella sua due giorni a Maputo, aveva un altro obiettivo: regalare ad Alice una copia de “Il piccolo principe”. “Perché? Perché è un libro che puoi leggere a qualsiasi età e che ad ognuno lascia una cosa diversa. Mi auguro che Alice lo legga ora che ha 9 anni e che lo rilegga quando sarà più grande, scoprendoci un messaggio sempre nuovo”. Il problema è che recuperare una copia del capolavoro di Saint-Euxpery in portoghese, a Maputo, non è impresa semplice: pur essendo la capitale, le librerie si contano sulle dita di una mano. “Ho corso da un lato all’altro della città per mezza giornata. Stavo per rinunciare, quando al terzo tentativo, in un centro commerciale, l’ho trovato: un’edizione di quelle grandi, proprio da bambini, con tutti i disegni originali. Perfetta per Alice”.

Il giorno dopo, finalmente, l’incontro. Accompagnato da Daniel, Alessio si è avventurato nel reticolo di strade e vicoli di Xipamanine, fino alla casa dove Alice vive con la nonna materna. “È stata un'emozione davvero grande: dopo tanta fatica mi sono trovato seduto su una sedia di plastica sotto un piccolo portico, a cercare di conversare con la nonna di Alice. E poi è arrivata lei, dolcissima e timidissima. Quasi non aveva il coraggio di alzare gli occhi per guardarmi. A me andava benissimo così, già la mia presenza era per lei una cosa strana, non volevo forzarla a dirmi qualcosa. Ho tirato fuori il libro e altri piccoli doni e poi mi sono rimesso a parlare in qualche modo con Daniel e la nonna”. È stato a questo punto che Alice si è alzata e, senza dire nulla, si è avvicinata ad Alessio e lo ha abbracciato con tutte le sue forze. “È stato un gesto improvviso, senza che qualcuno, nemmeno la nonna, le avesse chiesto niente. Un abbraccio silenzioso e carico di affetto, che in un istante mi ha ripagato di tutta la fatica fatta per arrivare fin lì”.

La sera stessa Alessio ha lasciato Maputo e il giorno dopo era già in nave. Davanti nuove lunghe settimane di lavoro in alto mare. Dentro il calore di un abbraccio indimenticabile. Aveva proprio ragione Saint-Euxpery: l’essenziale è invisibile agli occhi. E non ha nemmeno bisogno di tante parole.

Notizia del 21/12/2015


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