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Facendo della scuola una grande famiglia

Una veduta aerea del complesso dell'EIC

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Facendo della scuola una grande famiglia

La Escola Industrial de Carapira, uno dei più rinomati istituti tecnici del Mozambico, celebra quest’anno il cinquantesimo della sua fondazione. Una lunga storia legata a doppio filo a quella dell’intero paese e, nel nostro piccolo, anche a quella del Cesvitem.

Una scuola. Anzi, di più, una famiglia. La Escola Industrial de Carapira, uno dei più rinomati istituti tecnici del Mozambico, celebra quest’anno il cinquantesimo della sua fondazione. Un vero caposaldo dell’istruzione secondaria, che da mezzo secolo accoglie e fornisce un’occasione di riscatto a tantissimi giovani, rendendo concreto quel “salvare l’Africa con l’Africa” che animò l’agire missionario di Daniele Comboni, fondatore dell’ordine dei Comboniani. E proprio i Comboniani sono i protagonisti di questa lunga storia, legata a doppio filo a quella dell’intero paese e, nel nostro piccolo, anche a quella del Cesvitem. “Il motto che abbiamo scelto per i festeggiamenti - spiega fratel Luigi Quaranta, attuale direttore dell’Eic - è “facendo della scuola una grande famiglia”. Sono parole che ci hanno accompagnato per questi cinquant’anni e che ancor oggi animano l’impegno educativo e pedagogico del nostro istituto”. La grande famiglia si è riunita a fine settembre per i festeggiamenti ufficiali, a cui ha partecipato anche il presidente del Cesvitem Simone Naletto. Agli attuali 148 studenti, 28 insegnanti e 48 lavoratori si sono così aggiunti tantissimi ex-alunni, che hanno formato una lunga catena umana dal cancello d’ingresso fino al corpo principale dell’istituto.

L’Eic fu fondata il 25 settembre 1964 dai missionari comboniani presenti a Carapira, coordinati da fratel Giovanni Grazian. Nacque come semplice “escola da missão”, scuola della missione. Il primo anno accolse 25 studenti, avanguardia delle migliaia di alunni che avrebbero varcato i cancelli dell’istituto nei cinquant’anni successivi. Mezzo secolo in cui la storia dell’Eic si sarebbe profondamente intrecciata con le travagliate vicende del Mozambico: la nazionalizzazione e la partenza dei missionari nel 1975, dopo l’indipendenza del paese; il progressivo declino; gli anni duri della guerra civile, con i continui assalti da parte delle fazioni in lotta; il ritorno dei Comboniani e la rinascita dei primi anni Novanta, dopo la fine del conflitto.

Fu in quest’ultima fase che la storia dell’Eic si incrociò con quella del Cesvitem. “Fummo coinvolti - spiega Naletto - nella rete di associazioni e ong a sostegno dell’istituto. Con due distinti progetti costruimmo prima il padiglione per il corso di meccanica auto, poi la cucina e il nuovo refettorio”. Ma fu il versante umano della collaborazione a segnare  per sempre la storia del Cesvitem. Nel maggio del 1992 il ministero dell’educazione restituì la direzione dell’istituto ai Comboniani. La priorità divenne un profondo rinnovamento del corpo docente, puntando su una formazione di alto livello. “La strategia scelta fu quella di investire sugli studenti migliori, con un programma di borse di studio post-diploma che li portasse a specializzarsi in Europa. Due di loro vennero in Italia, ospitati proprio da noi del Cesvitem: fu così che conoscemmo Adolfo e Jacinto e nacque un’amicizia ancor oggi salda”.

La storia di Adolfo e Jacinto l’abbiamo raccontata mille volte: il loro arrivo in Italia, nel 1994; i loro studi e i loro diplomi da perito elettrotecnico e perito meccanico all’Itis Pacinotti di Mestre; il loro ritorno in Mozambico, nel 2000, come insegnanti dell’Eic; la fondazione dell’associazione Watana, da allora fidato partner del Cesvitem per i progetti nel nord del Mozambico. “Forse è proprio con Jacinto, Adolfo e Watana - conclude Naletto - che abbiamo concretizzato nel modo più pieno possibile l’idea di “autosviluppo”, ovvero di un aiuto finalizzato a mettere i popoli del Sud del mondo nelle condizioni di essere attori protagonisti della loro crescita. Per questo quanto realizzato con la Escola Industrial de Carapira resterà sempre uno dei progetti fondamentali nella storia della nostra associazione”.

Notizia del 23/10/2014


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