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Dall'Italia al mondo, l'acqua sia un diritto di tutti
L'appello del Cipsi in occasione della Giornata mondiale dell'Acqua: "È fondamentale che l’acqua sia riconosciuta anche giuridicamente, nelle leggi nazionali, europee e internazionali, come bene comune e diritto umano di tutti".
Il 22 marzo si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’Acqua. Un’occasione per riflettere sullo scandalo di un diritto ancor oggi negato a miliardi di persone in tutto il mondo. Fa sentire la sua voce anche il Solidarietà e Cooperazione Cipsi, coordinamento di associazioni di solidarietà internazionale, tra cui il Cesvitem, da vent’anni impegnato proprio sul tema dell’acqua bene comune. “È fondamentale – dichiara il presidente Guido Barbera - che l’acqua sia riconosciuta anche giuridicamente, nelle leggi nazionali, europee e internazionali, come bene comune e diritto umano di tutti. La posta in gioco è la salute delle persone su tutto il pianeta, la tutela dell’ambiente e del territorio".
I problemi mondiali dell’acqua restano numerosi e gravi: 1,4 miliardi di persone (stima ufficiale ma sottovalutata) non hanno accesso regolare ed adeguato all’acqua potabile, 2,6 miliardi non beneficiano dei servizi igienico-sanitari. La deforestazione e la desertificazione continuano ad avanzare, così come la riduzione di terre fertili accessibili. La mercificazione dell’acqua e dei servizi idrici avanzano a ritmo elevato, malgrado la risoluzione dell’Onu del 28 luglio 2010 che ha riconosciuto l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari come diritto umano universale. L’acqua interessa sempre di più gli speculatori finanziari.
In Europa la brutta notizia è di pochi giorni fa, 20 marzo: nonostante l’iniziativa di legge popolare, che ha raccolto 1,9 milioni firme in tutta Europa, la Commissione europea non ha intenzione di proporre nessuna legge, ma solo una consultazione pubblica per migliorare la qualità e la gestione delle risorse idriche. “Il Cipsi – sottolinea Barbera - protesta per l’assenza, nella comunicazione della Commissione, di un esplicito divieto alla liberalizzazione dell’acqua e di un’esclusione delle risorse idriche dai negoziati internazionali come i trattati dell’Organizzazione mondiale del Commercio”.
Infine, in Italia, la più grande criticità in materia d’acqua resta di natura politica: il non rispetto scandaloso da parte di tutti i poteri pubblici e privati preposti alla gestione delle acque della volontà espressa da 27 milioni di cittadini con i referendum abrogativi del 2011.
“A livello mondiale, come anche a livello europeo ed italiano, le soluzioni esistono – conclude Barbera -. Ma prevalgono gli interessi di parte, settoriali e a corto termine, malgrado la forte mobilitazione e grande volontà di partecipazione dei cittadini. L’acqua rivela, non solo ai giovani, che non è vero che i cittadini non sono interessati alla “res publica”. L’acqua bene comune é all’origine delle battaglie più belle che siano state combattute, ed in alcuni paesi con successo, in favore di una maggior cura per i diritti degli esseri umani e della natura ed una maniera più saggia e più responsabile di vivere insieme”.
Notizia del 21/03/2014