Approfondimenti
La scuola peruviana nel caos informatico
La maggior parte degli istituti è in grave ritardo nella consegna delle pagelle. Tutta colpa di un sistema di raccolta dati informatizzato introdotto dal ministero, che sta dimostrando gravi lacune.
Il nuovo anno scolastico in Perù inizierà ai primi di marzo. Ma in realtà non si è ancora concluso quello precedente, ufficialmente chiuso lo scorso dicembre. Molti istituti sono infatti in clamoroso ritardo nella consegna delle pagelle, una situazione che sta creando non pochi disagi a studenti e famiglie. E anche, nel nostro piccolo, ai progetti del Cesvitem, in particolare per la gestione di quelle iniziative, come il progetto di sostegno a distanza Becas de Estudio, basate proprio sull’andamento scolastico dei beneficiari. “Chiediamo scusa ai nostri sostenitori in Italia - afferma da Trujillo Juan Carlos, il coordinatore del Progetto Becas -, che erano abituati a ricevere al massimo entro gennaio le pagelle dei loro ragazzi, in modo da condividere i loro progressi e continuare con rinnovata fiducia il sostegno. Qui purtroppo le scuole si trovano in una situazione caotica”.
I problemi sono tutti legati al Siagie, un programma informatico introdotto dal Ministero dell’Educazione per gestire in modo centralizzato tutti i dati e le informazioni relativi agli studenti delle scuole del paese (presenze, voti, pagelle, anagrafica), permettendo l’elaborazione automatica di report e statistiche utili per il miglioramento del sistema scolastico. Un fine sicuramente nobile, ma che si è scontrato con una realtà come quella peruviana, ancor oggi agli ultimi posti in Sudamerica per quanto riguarda la diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione. “Sui giornali - spiega Juan Carlos - vengono pubblicati continuamente articoli che riportano le proteste degli insegnanti. Le scuole private acquistano addirittura degli spazi pubblicitari per spiegare che i ritardi sono responsabilità del ministero e non loro”.
Il Siagie, paradossalmente vincitore del “Premio nazionale buone pratiche nella gestione pubblica”, sta in effetti fallendo miseramente la prova sul campo. Alla conclusione dell’anno scolastico non si è infatti dimostrato in grado di gestire la contemporanea immissione di migliaia di dati. “È lento - lamentano gli insegnanti - e si interrompe di continuo, cancellando all’improvviso intere sessioni di lavoro. Per un’operazione che dovrebbe impiegare al massimo un’ora, ce ne vogliono anche tre o quattro. Anche perché, per evitare di perdere i dati, continuiamo a compilare anche i registri a mano, facendo dunque un doppio lavoro”. Per questo non pochi insegnanti affidano il lavoro ad altre persone, pagando anche 30-40 soles (circa dieci euro) per ogni sessione di lavoro. “Meglio pagare che sottoporsi a questa tortura cinese”.
Non bastasse, il fatto che ogni insegnante abbia a disposizione un pc per inserire i dati è una pura utopia. “Soprattutto fuori le grandi città - spiega Juan Carlos - le scuole sono prive di qualsiasi dotazione tecnologica e men che meno sono dotate di connessioni a internet. Gli insegnanti così sono costretti ad utilizzare gli internet point pubblici, rimettendoci di tasca propria i costi della connessione”. Il ministero ha più volte annunciato interventi per migliorare la situazione, ma finora nulla di concreto è stato fatto. Per ora resta che portare pazienza.
Notizia del 21/01/2013