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L'Italia sono anch'io, due leggi per l'integrazione
Prosegue fino al 28 febbraio la campagna di raccolta firme per due leggi di iniziativa popolare per riconoscere la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri e per riconoscere il diritto di voto alle ammnistrative agli immigrati regolari.
"È una assurdità e una follia che dei bambini nati in Italia non diventino italiani”. Sono queste parole, pronunciate poche settimane fa dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a legittimare al meglio “L’Italia sono anch’io”, la campagna di raccolta firme lanciata da 19 associazioni della società civile e da una rete di enti locali a sostegno di due leggi di iniziativa popolare che rendano più concreto il principio dell’integrazione tra italiani e stranieri, modificando la normativa sulla cittadinanza e allargando il diritto di voto alle amministrative.
“In base alle leggi in vigore - sottolineano i promotori della campagna - e nonostante le Convenzioni europee si esprimano diversamente, non sono cittadini italiani i nati in Italia da genitori di origine straniera, così come non lo sono i ragazzi e le ragazze che vi crescono da italiani pur se i genitori non hanno la cittadinanza italiana”. Inoltre “i lavoratori stranieri regolarmente presenti in Italia da anni, nonostante contribuiscano alla fiscalità generale e allo sviluppo delle comunità nella quale hanno scelto di vivere, non hanno la possibilità di partecipare alle elezioni delle amministrazioni che governano quelle comunità. Così in molte città italiane percentuali importanti di cittadini e cittadine sono escluse dal voto amministrativo, rendendo la nostra democrazia di fatto incompleta”.
Insomma, nati in Italia, ma non italiani. Residenti, lavoratori e contribuenti in Italia, ma non elettori. In chiara ed evidente contrapposizione con l’articolo 3 della nostra Costituzione, che stabilisce il principio dell’uguaglianza tra le persone, impegnando la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne impediscano il pieno raggiungimento.
La proposta di modifica della legge sulla cittadinanza nasce dalla constatazione che nel nostro paese risiedono 650 mila minori, la cosiddetta “seconda generazione”, che pur essendo nati in Italia, ma da genitori stranieri, non sono cittadini italiani. Questo perché nel nostro ordinamento vige il principio dello ius sanguinis e non dello ius solis: per essere cittadini occorre nascere da cittadini italiani, non basta essere nati in Italia. “L’Italia sono anch’io” propone dunque di introdurre il principio dello ius solis. Per cui “sono cittadini italiani i nati in Italia che abbiano almeno un genitore legalmente soggiornante, nonché i nati da genitori nati in Italia, a prescindere dalla condizione giuridica di quest’ultimi”.
La seconda proposta di legge della campagna punta ad estendere il diritto di voto, attivo e passivo, alle elezioni amministrative a tutti gli stranieri in possesso del permesso di soggiorno da almeno cinque anni. L’idea riprende una proposta elaborata dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni, in base alla Convenzione di Strasburgo del 1992 sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale, che l’Italia non ha ratificato proprio nel punto che riguarda il diritto di voto. “Il coinvolgimento diretto nella vita politica degli stranieri che vivono e lavorano stabilmente in Italia è urgente per rispettare i principi basilari della democrazia: non si può negare la partecipazione alle decisioni pubbliche a chi continuativamente contribuisce al loro finanziamento mediante il prelievo fiscale”.
La campagna punta a raccogliere 50 mila firme per entrambe le proposte entro il 28 febbraio 2012. Maggiori informazioni, anche relativamente ai luoghi dove è possibile firmare, sul sito della campagna.
Notizia del 20/01/2012