Approfondimenti
La nostra meglio gioventù: Cesaltina, ricevere per dare
Cesaltina si sta per laureare in Chimica all'università di Maputo grazie al progetto Esperança: orfana di padre, si sentirà realizzata solo quando avrà dato alla sua gente quanto ricevuto dai suoi padrini italiani.
Mi chiamo Cesaltina Vasco Monjane. Ho 22 anni e sono mozambicana. Sono la seconda di cinque fratelli. Mi sto per laureare in Chimica all’Università Pedagogica di Maputo: ho terminato gli esami e sto completando la mia tesi. È un piacere raccontare la mia storia, perché, per essere quello che sono oggi, ho dovuto superare tante avversità.
Ho avuto un’infanzia felice, accanto ai miei genitori e ai miei fratelli. Ma nel 2003, dopo la morte del mio amato papà, ucciso dall’Aids, la storia della mia famiglia è completamente cambiata. È stato il momento più difficile della mia vita. La pensione di mio padre era l’unica entrata della nostra famiglia, mentre mia madre non aveva nessuna formazione: è una donna forte, ma si è sempre ed unicamente dedicata alla cura della famiglia e ai lavori domestici. Per me in particolare era una situazione molto difficile. Mi era sempre piaciuto andare a scuola, studiare. E invece ora, ad appena 14 anni, ero sul punto di abbandonare tutto e cercare un lavoro per mantenere i miei fratelli più piccoli. La mia vita mi sembrava un pozzo fondo e buio. Mi tornavano di continuo in mente le parole di mio padre, che mi ripeteva di continuo come l’istruzione fosse la base per lo sviluppo della società e di ogni singola persona. Ma senza di lui rischiavo di non finire nemmeno la scuola secondaria.
Ma il temporale è durato poco. Dopo nemmeno un anno che eravamo rimasti orfani, io e i miei fratelli siamo stati accolti nel Progetto Esperança del Cesvitem. Mai nome fu più giusto: Esperança ci ha per davvero donato una speranza, una forza che ci spinge a combattere ogni giorno per la vita, a non darsi mai per vinti. Tutto quello che oggi sono è merito del Cesvitem e dei miei padrini: la generosità, la vicinanza, la bontà con cui mi hanno aiutato non hanno prezzo e davvero fatico a trovare le parole per esprimere la mia gratitudine. Grazie a loro ho potuto terminare la scuola secondaria e, soprattutto, iscrivermi all’università, un privilegio davvero enorme. Per un ragazzo mozambicano entrare in una qualsiasi facoltà è una cosa molto difficile, soprattutto per i ragazzi più poveri: non bastano l’intelligenza e la buona volontà, i costi sono troppo alti e le borse di studio statali, purtroppo, sono molto ridotte.
Per questo mi sento fortunata e orgogliosa per l’opportunità che ho ricevuto e che, con il mio lavoro e il mio impegno, sono riuscita a cogliere: entro tre mesi sarò finalmente laureata e spero che i miei padrini siano orgogliosi di me esattamente come lo sarebbe stato mio padre. Ma c’è anche qualcosa in più. Essere sostenuta a distanza in questi otto anni mi ha insegnato a vedere le cose in modo nuovo. Sento di non poter tenere solo per me quello che ho ricevuto. Sento che anch’io nella mia vita voglio comportarmi nei confronti del mio prossimo come i miei padrini si sono comportati con me. Anche la mia tesi di laurea risente in un certo senso di questo spirito. Infatti sto sviluppando un progetto per promuovere il miglioramento della qualità della vita per le famiglie che consumano acqua non trattata ricavata dai pozzi e che non sono abbastanza benestanti per accedere ai moderni sistemi di depurazione. Insomma, voglio provare a dire “grazie” ai miei padrini non solo a parole. Voglio lavorare per garantire un futuro alla mia famiglia e contribuire allo sviluppo della mia gente e dei bambini meno fortunati, magari attraverso i progetti del Cesvitem, facendo almeno in parte quello che i miei padrini hanno fatto per me. Solo in questo modo mi sentirò realmente realizzata.
Notizia del 27/09/2011