Foto Tommaso Saccarola
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Sulle soglie di una nuova crisi alimentare mondiale
Il 16 ottobre si è celebrata la trentesima Giornata mondiale dell'Alimentazione: il numero di affamati, pur in calo, rimane sopra quota 900 milioni. E i nuovi aumenti dei prezzi dei beni alimentari fanno temere il peggio
La notizia buona è che, secondo la Fao, nel 2010 il numero di affamati nel mondo è sceso a 925 milioni, 98 in meno rispetto al 2009. Quella cattiva è che la riduzione è più legata ai miglioramenti dell'economia mondiale sul breve periodo, che non a progressi reali nella lotta alla fame. Anche quest’anno la Giornata mondiale dell’Alimentazione, giunta alla sua trentesima edizione (essendo stata istituita dall’Onu nel 1981) e celebrata in tutto il mondo il 16 ottobre, è stata tutt’altro che una festa.
La ripresa economica e il calo dei prezzi del cibo hanno alleviato la situazione, dopo che gli effetti della crisi finanziaria e l’impennata dei prezzi del 2008 avevano spinto milioni di persone tra le fila degli affamati, portando il totale oltre la drammatica soglia del miliardo. Ma il problema della fame resta al di sopra dei livelli pre-crisi: circa il 16% della popolazione mondiale continua a non avere cibo a sufficienza per soddisfare i propri bisogni. "Con un bambino che muore ogni sei secondi per problemi legati alla sottonutrizione, la fame resta il più grande dramma e il maggiore scandalo del mondo", denuncia il direttore generale della Fao Jacques Diouf.
Le prospettive sono tutt’altro che ottimistiche. La siccità e gli incendi che quest'estate hanno devastato le campagne russe, spingendo Mosca a bloccare le esportazioni di grano fino al 2011, ha già portato negli ultimi mesi ad una nuova impennata dei prezzi. Il valore del grano è raddoppiato nel giro di due mesi, il più rapido rincaro di un bene alimentare registrato negli ultimi vent’anni. Una volatilità che si ripercuote soprattutto sui consumatori più poveri, che spendono il 50-60% del loro reddito in cibo. Le proteste contro l’aumento del prezzo del pane, scoppiate a settembre in Mozambico, uno dei trenta paesi considerati in crisi alimentare, sono solo il primo campanello d’allarme.
“La produzione alimentare mondiale - sottolinea Diouf - dovrà aumentare del 70% entro il 2050, per nutrire una popolazione globale prevista di 9,1 miliardi di persone”. Tale aumento produttivo dovrà però fare i conti con numerose sfide. “Le aree urbane si espanderanno dell’82%, mentre la popolazione rurale diminuirà del 20%, con conseguente riduzione della forza lavoro nelle campagne. A ciò si aggiungono i cambiamenti climatici, con eventi atmosferici più frequenti e disastrosi, e la domanda di materie prime agricole da destinare alla produzione di biocarburanti, più che triplicata fra il 2000 e il 2008: ogni anno 100 milioni di tonnellate di cereali vengono sottratti al consumo umano”.
Secondo la Fao le soluzioni non sono un mistero. L’esperienza di paesi come la Nigeria o il Brasile dimostra che la fame può essere ridotta drasticamente investendo nel sostegno ai piccoli coltivatori, per aiutare le popolazioni rurali a garantire da sé la propria sopravvivenza sul lungo periodo, e offrendo reti di sicurezza per superare le crisi di breve termine. “Il pianeta - conclude Diouf - è in grado di nutrirsi. Abbiamo le risorse globali, la tecnologia e le conoscenze specifiche per far sì che ogni essere umano possa godere del diritto all'alimentazione”. Ciò che manca è solo la forza di volontà.
Notizia del 16/10/2010