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Il Ciad è uno dei paesi più poveri del mondo: situato nell’Africa centrale, senza sbocchi sul mare, occupa il 170° posto (su 177) nella graduatoria dell’Indice dello sviluppo umano. L’80% dei 10 milioni di ciadiani vive in aree rurali, dedito ad una agricoltura di pura sussistenza.
Le tecniche di coltivazione sono ferme a cinquant’anni fa. L’agricoltura è di tipo itinerante, viene cioè praticata su terreni vergini per 3-4 anni, ruotando annualmente le colture. In seguito viene disboscata una nuova area, lasciando riposare l’appezzamento precedente per 6-7 anni. Spesso però, a causa della scarsità di terreni, tale periodo di riposo, necessario per ripristinare la fertilità del suolo, non viene rispettato: i campi vengono sfruttati il più a lungo possibile, facendone diminuire le rese. Inevitabilmente la produttività si mantiene su livelli molto bassi, con una conseguente insufficienza alimentare cronica e l’avvio di un circolo vizioso che impedisce l’accumulazione di capitale, che rende a sua volta impossibili le innovazioni necessarie per aumentare la produttività.
Ulteriori limiti alle attività agricole derivano dai sempre più veloci processi di desertificazione e dalla scarsità di risorse idriche, determinati da un lato dai ricorrenti periodi di siccità (dal 1970 le scarse precipitazioni hanno portato ad una riduzione del 90% della superficie del lago Ciad, il quarto più grande bacino di acqua dolce africano), dall'altro dalla cattiva gestione dell’acqua disponibile. L’unica coltura esportata con successo è il cotone, introdotta nel 1925 dai coloni francesi, ma il crollo del prezzo sui mercati mondiali ha messo in crisi anche questo settore. Le altre colture principali sono miglio, sorgo e arachide, prodotti che costituiscono la base alimentare della popolazione.
La recente scoperta di ricchi giacimenti petroliferi ha migliorato molti indicatori economici, ma non le condizioni di vita della maggior parte della popolazione. Lo sviluppo dell’agricoltura, anche a livello di base, resta condizione imprescindibile per avviare uno sviluppo sostenibile e duraturo dell’intero paese.