La tragedia dei migranti eritrei
Barbera (Cipsi): "L'ennesimo dramma dell'immigrazione si è consumato nela totale indifferenza della comunità internazionale"
Ancora una volta il dramma dell’immigrazione torna al centro delle cronache. L’ennesima tragedia consumatasi nel Canale di Sicilia, con 73 migranti eritrei dispersi e altri cinque giunti stremati a Lampedusa, ha scatenato una miriade di polemiche, sia a livello nazionale che internazionale. "La tragedia dei migranti eritrei si è consumata nella totale indifferenza della comunità internazionale, prima e dopo i disastrosi eventi - commenta Guido Barbera, presidente del Cipsi, coordinamento di 42 associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale -: basti vedere i cadaveri non ripescati, il disprezzo totale della vita nel gioco al rimbalzo delle responsabilità tra i governi di Italia, Malta e Libia che negano ogni responsabilità su quanto accaduto. La legge del mare vuole che chi si trova in difficoltà venga soccorso".
"Inoltre - continua Barbera - questa tragedia nasce da un’altra tragedia: quella dell’Eritrea, dove i diritti umani sono quotidianamente violati. Un paese governato da uno spietato dittatore, un vero e proprio inferno, con migliaia di prigionieri politici. Questi morti pesano sulla coscienza dei politici italiani incapaci di una politica capace di tutelare i diritti e la vita di ogni essere umano".
"È davvero difficile credere che, nonostante la striscia di mare tra Lampedusa e la Libia sia costantemente monitorata, il barcone non sia stato avvistato. Nonostante le leggi razziali approvate dall’Italia - continua Barbera - le ondate di migranti non si arrestano, perché troppo forte è la disperazione che spinge tante persone a rischiare la vita e la libertà per scappare dalla miseria, dalla fame, dai conflitti e dalle continue violazioni dei propri diritti. I Centri di identificazione ed espulsione di tutta Italia sono sempre più vere "carceri" vicine al collasso, come denunciato in questi giorni da diversi quotidiani nazionali".
"L’entrata in vigore della nuova legge sulla sicurezza sta aggravando la situazione e aumentando la tensione. L’indifferenza rispetto alle tragedie del mare e la mancata assunzione di responsabilità da parte dei governi e della comunità internazionale ci spaventano e ci indignano. Ci auguriamo che su quest’ultimo tragico avvenimento la giustizia faccia il suo corso, che venga fatta luce sulla morte di tante persone, che vengano accertate le responsabilità dei governi ed identificati i responsabili delle omissioni di soccorso e dei tardivi interventi che se realizzati tempestivamente, avrebbero forse potuto salvare tante vite. Chiediamo ancora una volta al Governo italiano e all’Unione Europea il rispetto dei diritti umani di tutti i cittadini e dei rifugiati, il diritto alla vita, alla libera circolazione, all’asilo politico".
Notizia del 26/08/2009