Festa in Tanzania per i primi passi di Girl Power
Il 2 gennaio, a Rau Village, sono stati consegnati ufficialmente i primi aiuti a quindici beneficiarie del progetto contro lo sfruttamento sessuale. Al via anche il cantiere per il piccolo allevamento suino finanziato dalla Chiesa Valdese.
“Eravamo sicuri che sarebbe stata una bella festa. Non avremmo mai immaginato che sarebbe stato un momento tanto emozionante. Il nostro 2018 non poteva cominciare in modo migliore”. Non sono parole di circostanza quelle di Lilian Msaki, direttrice di The Equality for All. Le foto arrivate da Rau Village, in Tanzania, mostrano tanti sorrisi, ma anche tanti occhi lucidi. Sono state scattate nei primi giorni di gennaio, quando il Progetto Girl Power, l’iniziativa promossa con il sostegno del Cesvitem contro lo sfruttamento sessuale di bambine e ragazze, ha raggiunto i primi risultati. “Grazie all’aiuto arrivato dall’Italia - racconta Lilian - il 2 gennaio abbiamo potuto concretizzare le promesse d’aiuto fatte nei mesi scorsi a quindici ragazze e giovani donne. Quindici persone che avranno ora l’occasione di cambiare la loro vita, di sfuggire alla spirale di povertà, sfruttamento e violenza di cui sono state finora prigioniere”.
In concreto, sei giovani hanno ricevuto un contributo per avviare un’attività micro-imprenditoriale di commercio ambulante, mentre ad altre quattro è stata garantita una borsa di studio sufficiente per coprire tutte le spese di un anno scolastico. Infine sono state acquistate cinque macchine da cucire per altrettante beneficiarie. “Abbiamo accompagnato e continueremo ad accompagnare il cammino di queste donne, con attività di formazione e di monitoraggio. Ad esempio le ragazze che hanno ricevuto la macchina da cucire, tutte madri giovanissime, saranno affiancate da un sarto professionista pagato da EFA, che farà formazione a domicilio. L’obiettivo, nell’arco di due anni, è di arrivare a fondare una piccola impresa tessile, con una propria sede e proprie strutture, per dare a queste e ad altre ragazze l’opportunità di un’occupazione dignitosa”.
Ma la cerimonia del 2 gennaio ha avuto anche un significativo effetto collaterale. “Per una giovane ong come la nostra non è facile lavorare con vittime di sfruttamento sessuale. Occorre procedere a piccoli passi, creare un legame di fiducia e dimostrare di poter dare un aiuto vero. Se non ce la fai, queste giovani in un battito di ciglia tornano a prostituirsi, perché è l’unico modo che hanno per mantenere le loro famiglie. Ora è sotto gli occhi di tutti quanto siamo riusciti a fare per le nostre prime quindici beneficiarie. E così tante altre ragazze cominciano a fidarsi, a lasciarsi avvicinare, perché comprendono che facciamo sul serio, che possiamo davvero offrire un’alternativa. Ci mettevamo mesi per entrare in contatto con una singola ragazza. Ora, nel giro di poche settimane, ce ne sono venti che si sono messe in contatto con i nostri operatori”.
Da questo punto di vista è fondamentale l’altra gamba del Progetto Girl Power, il piccolo allevamento suino che EFA sta mettendo in piedi con il finanziamento dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese, ottenuto sempre tramite il Cesvitem. “Fin dalla nostra fondazione, abbiamo avuto chiaro che non possiamo pensare di dipendere per sempre dagli aiuti di un donor esterno. Dobbiamo trovare il modo di autofinanziare le nostre attività. L’allevamento fa parte di questa strategia: una volta a regime, ci permetterà di ricavare dei fondi con cui potremo aiutare autonomamente altre ragazze. Abbiamo davanti agli occhi gli effetti tremendi del circolo vizioso di povertà e sfruttamento. Ora possiamo sostituirlo con un circolo virtuoso di benessere e riscatto”.
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Notizia del 10/01/2018