Figueiredo Rosario posa la prima pietra
Lavori (finalmente) in corso a Xipamanine
Posata la prima pietra del nuovo centro comunitario promosso dal Cesvitem in uno dei quartieri più poveri delle periferie di Maputo, in Mozambico: un sogno a lungo cullato diventa realtà.
Il 22 maggio è stata una giornata davvero storica a Xipamanine. Dopo una lunga attesa, gli abitanti di questo angolo delle periferie di Maputo hanno finalmente potuto festeggiare la posa della prima pietra del nuovo centro comunitario finanziato dal Cesvitem. Un progetto partito da lontano, portato avanti con perseveranza passo dopo passo e che ora, finalmente, comincia a vedere la luce. “L’idea del centro - spiega il rappresentante del Cesvitem in Mozambico Figueiredo Rosario - risale a sette anni fa, quando proprio a Xipamanine partimmo con il progetto di sostegno a distanza Kukula. Non è stato un percorso facile, perché la fase di lancio del progetto è coincisa con la grave crisi economica a livello mondiale, che ha notevolmente ridotto le fonti di finanziamento. Per questo la festa di oggi assume un valore ancora più speciale. Come speciale è il grazie a tutte gli amici italiani che, goccia dopo goccia, hanno permesso di raggiungere la cifra necessaria per avviare i lavori”.
Xipamanine è il tipico esempio di una periferia del Sud del mondo: sovraffollamento, mancanza di servizi, sporcizia, diffusione di malattie, miseria, delinquenza. Situato ad appena cinque chilometri dal centro della città, il quartiere fa parte del distretto urbano di Nhlamankulo, che detiene un poco invidiabile record: con 20 mila abitanti per chilometro quadrato è una delle aree più densamente abitate della capitale mozambicana. Le abitazioni sono strutture fatiscenti, prive di elettricità, servizi igienici e acqua corrente; in tutto il quartiere sono in funzione solo due fontane comunitarie. Le condizioni igienico-sanitarie sono ulteriormente peggiorate dall’assenza di un sistema fognario, di un sistema di drenaggio delle acque piovane e di un servizio regolare di raccolta dei rifiuti, tutti fattori che favoriscono la diffusione di malattie come malaria, diarrea, infezioni respiratorie.
“Il centro che costruiremo non sarà una struttura “chiusa” - sottolinea Figueiredo -, ma vuole essere in tutti i sensi uno spazio comunitario. Certo, sarà il punto di riferimento per le attività di Kukula, che ormai coinvolge 400 bambini e ragazzi. Ma i due piani della struttura saranno aperti alla gente del quartiere. Ci saranno spazi per organizzare corsi di formazione professionale, per un asilo, per un ambulatorio medico in grado di fungere da posto di primo soccorso”.
Da metà maggio il cantiere procede spedito, anche se non sono mancati i contrattempi. “Scavando le fondamenta abbiamo scoperto che circa metà del terreno è stato in passato utilizzato come discarica abusiva. Per questo, oltre a rimuovere le immondizie, abbiamo dovuto rafforzare in più punti gli scavi. Ma nulla ci spaventa: l’entusiasmo per l’inizio dei lavori è davvero più forte di tutto”.
Notizia del 24/06/2014