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Siccità e corruzione, due freni allo sviluppo
Colonia inglese fino al 1963, il Kenya è stato guidato per 28 anni da un sistema di governo rigidamente monopartitico incentrato sul KANU, unico partito legale a cui appartenevano i primi due presidenti Jomo Kenyatta (1963-1978) e Daniel arap Moi (1978-2002). Nei primi anni ’90 le violente proteste interne e le pressioni internazionali portarono ad una svolta democratica, sfociata nel 2002 nell’elezione del primo presidente non appartenete al KANU, Mwai Kibaki. Le grandi aspettative nei confronti della nuova leadership sono state rafforzate da alcuni significativi provvedimenti, come la legge sull'istruzione (scuola primaria obbligatoria e gratuita per tutti) e un’efficace lotta all’Aids che ha dimezzato la percentuale di sieropositivi.
Ma numerosi scandali legati alla corruzione di alcuni membri del governo hanno favorito alle elezioni presidenziali del 2007 l’exploit del rappresentante dell’opposizione Raila Odinga: l’incertezza sull’esito del voto, amplificata da problematiche socio-economiche irrisolte, ha fomentato sanguinosi scontri tra le varie etnie, provocando oltre 1.000 morti e 300 mila sfollati. Il compromesso di un governo di unità nazionale, con Kibaki presidente e Odinga primo ministro, ha favorito il ritorno all’ordine, ma l’azione dell’esecutivo è stata minata dalle profonde divisioni interne. Similmente la figura del nuovo presidente Uhruru Kenyatta, eletto nel 2013, risulta fortemente indebolita dopo l'accusa della Corte internazionale dell'Aja di crimini contro l'umanità proprio in relazione alle stragi seguite alle elezioni del 2007.
Questo situazione politica non ha permesso di affrontare con la dovuta decisione i principali problemi del paese, come le difficoltà del settore primario, sia su piccola che su grande scala, determinate dalle prolungate siccità succedutesi negli ultimi anni e dalla progressiva desertificazione di ampie aree del paese. Una situazione che ha portato il Kenya a perdere negli ultimi anni oltre venti posizioni nella graduatoria dell’Indice dello Sviluppo Umano, spingendo quasi metà della popolazione sotto la linea nazionale di povertà.
La soluzione di questi problemi è resa più difficoltosa dalla dilagante corruzione: secondo l’agenzia non governativa Transparency International, il Kenya si colloca al 139° posto (su 167 paesi) nella graduatoria che valuta la percezione della corruzione nel settore pubblico, facendo desistere molti potenziali donors e operatori economici dall’investire nel paese.
Indicatori chiave: un confronto con l'Italia
INDICATORE |
KEN |
ITA |
---|---|---|
Popolazione (milioni) | 46 |
59,8 |
Reddito pro capite (migliaia di dollari USA) | 2,9 |
33,5 |
Popolazione in condizione di povertà multidimensionale (%) | 36 |
n.d. |
Tasso di alfabetizzazione (% adulti 15-49 anni) | 78 |
99,2 |
Durata scolarizzazione attesa per studente (anni) | 11,1 |
16,3 |
Aspettativa di vita alla nascita (anni) | 62,2 |
83,3 |
Tasso di mortalità sotto i cinque anni (per mille nati vivi) | 49,4 |
3,5 |
Tasso di diffusione Aids (% adulti 15-49 anni) | 5,9 |
0,4 |
Tasso di denutrizione (% popolazione totale) | 21,2 |
<5 |
Accesso all'acqua potabile (% della popolazione totale) | 58,4 |
100 |
Posizione classifica Indice di Sviluppo Umano (su 188 paesi) | 146 |
26 |
Ultimo aggiornamento dicembre 2017 :: Fonti: undp.org, unstats.un.org, washdata.org