Il nuovo pozzo di Mucaca
Approfondimenti
Report finale (agosto 2010)
Quello che abbiamo fatto
I lavori sono iniziati a dicembre 2009, quando l’impresa di perforazione e opere idrauliche B.J. Drilling Lda di Nampula, contattata dai responsabili dell’associazione Watana, partner locale del progetto, ha effettuato uno studio geofisico a Mucaca per identificare i punti più adatti per la perforazione del pozzo.
Due tentativi di perforazione, realizzati rispettivamente a gennaio e febbraio 2010, non hanno portato a nessun risultato: la trivella, pur essendosi spinta fino a 50 metri di profondità, ha trovato solo terra e roccia. Con un terzo tentativo si è trovata acqua a 19 metri, ma si trattava di una semplice lingua di meno di trenta centimetri che non avrebbe assolutamente garantito un rifornimento idrico costante. Solo con la quarta perforazione si è riusciti a trovare l’acqua tra i 40 e i 54 metri di profondità, in una zona di Mucaca meno centrale rispetto alle precedenti. Il pozzo è stato internamente completato con uno strato di ghiaia grossa con funzione di filtro e con un rivestimento formato da 14 tubi in pvc da 2,9 metri ciascuno, posati uno sopra l’altro con funzione strutturale di contenimento delle pareti dello scavo.
Completata la struttura interna, solo a fine marzo si è passati alla copertura del pozzo, realizzata con una lastra di cemento: in questa fase, infatti, i lavori hanno subito un notevole rallentamento a causa dell’impossibilità di reperire cemento verificatasi per alcuni mesi in tutto il nord del Mozambico a causa della chiusura di una fabbrica locale.
Infine, nel mese di aprile 2010 , si è proceduto all’installazione di una pompa manuale Afridev. Questa tipologia di pompa, prodotta in Mozambico, rappresenta una tecnologia appropriata a livello comunitario: se usata in modo adeguato e con un cambio periodico di guarnizioni, può durare diversi anni. In data 9 aprile l’impresa ha ufficialmente consegnato il pozzo ai committenti. Sempre agli inizi di aprile è stato costituito un apposito Comitato per la gestione del pozzo, costituito da 8 persone scelte dalla comunità locale. Il Comitato, adeguatamente formato da un tecnico della B.J. Drilling Lda, si occuperà della manutenzione ordinaria, della sensibilizzazione del territorio per un adeguato utilizzo dell’ infrastruttura e della raccolta dei contributi mensili tra gli utenti per la costituzione di un fondo a copertura delle spese di manutenzione. Infatti il pozzo, che sorge su un terreno pubblico, appartiene formalmente al Municipio di Monapo, ma la gestione è affidata alla comunità locale.
L’inaugurazione ufficiale del pozzo, con l’apertura del lucchetto della pompa e l’assaggio simbolico dell’acqua, è avvenuta il 30 luglio 2010, alla presenza della comunità locale, dei rappresentanti di Watana e delle autorità municipali.
Un grazie a…
I costi per la realizzazione dei lavori, pari a 7 mila euro, sono stati interamente coperti dalla donazione di una famiglia italiana in memoria di una propria congiunta, a cui il pozzo è stato dedicato.
Le origini del progetto
Mucaca è uno dei quartieri di Monapo, capoluogo dell'omonimo distretto rurale nel nord del Mozambico. Pur trovandosi in una posizione relativamente vicina al centro della città e pur vantando una popolazione di 3.500 abitanti, peraltro in costante aumento, quest'area è servita in modo deficitario dall'acquedotto municipale. Prima della realizzazione del pozzo, gli unici punti di approvvigionamento idrico in loco, al di là del rio Monapo, distante però oltre tre chilometri, erano rappresentati da piccoli pozzi scavati a mano per intercettare le falde di superficie o raccogliere l'acqua piovana durante la stagione delle piogge. Anche queste rudimentali infrastrutture, però, si seccano completamente da ottobre a dicembre, i mesi più caldi dell'anno, costringendo gli abitanti a spingersi fino al rio Monapo. Non va inoltre dimenticato che l'acqua così raccolta non dà nessuna garanzia in termini di potabilità: di conseguenza nella comunità di Mucaca si registravano numerosi casi di malattie imputabili al consumo di acqua contaminata (dissenteria, tifo, verminosi), che rendevano precario il lavoro degli adulti e discontinua la frequenza scolastica di bambini e ragazzi.