Elizabeth in una delle mense di Pininos
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Aggiungi mille posti a tavola con Pininos
Elizabeth, nutrizionista responsabile dell'area alimentare del Cesvitem Perù, racconta l'impegno dei nostri operatori e delle mamme di Trujillo contro la malnutrizione. Una lotta combattuta a colpi di centinaia di migliaia di pasti all'anno.
Trujillo, Perù. Ore 7 di mattina. In ventuno diversi punti della città gruppi di mamme si mettono al lavoro. Lavano, affettano, accendono i fornelli. Di lì a poche ore centinaia di bambini si siederanno ai tavoli dei comedores infantiles, le mense infantili, per consumare un pasto abbondante ed equilibrato. Sui piatti si ritroveranno pasta, zuppe, frutta e verdura fresche, carne e pesce. Qualche volta patatine fritte. “Ma con moderazione - sorride Elizabeth Sernaque -, fosse per loro mangerebbero solo quelle”. Elizabeth è la nutrizionista responsabile dell’area alimentare di Pininos, il progetto di sostegno a distanza gestito dalla sede peruviana del Cesvitem. “Dal 2005 al 2013 attraverso i comedores abbiamo servito una media di 287 mila pasti all’anno, per un totale di 853 mila chili di alimenti distribuiti”. Cifre per certi versi impressionanti, che testimoniano come questa attività abbia un ruolo fondamentale nelle attività della nostra associazione a Trujillo. D’altronde, ricorda sottolinea Elizabeth, “un bambino che non mangia in modo adeguato ha una salute carente, un corpo fragile, un basso coefficiente intellettivo e un basso rendimento scolastico”.
D’altronde mangiare in modo sano, nelle periferie di Trujillo, non è affatto facile. A farne le spese, come sempre, sono le fasce più povere della popolazione, prive delle risorse economiche in grado di garantire una alimentazione adeguata. “I più a rischio sono i bambini, che trovandosi nella fase più delicata della loro crescita hanno bisogno più di tutti di mangiare bene. Nei migliori dei casi, invece, iniziano la giornata con un tè e una fetta di pane. A pranzo e a cena si mangia un pugno di riso, una zuppa a base di farina o spaghetti accompagnati da un uovo o patate. Alcune volte si completa il pasto con un piatto a base di interiora. Di rado si mangiano pesce o pollo, quasi mai frutta e verdura. Al di là della quantità, il problema è proprio la scarsa varietà e qualità del cibo che viene consumato. Anche perché molte mamme lavorano per mantenere la famiglia e, non avendo tempo per cucinare, sempre più spesso comprano cibo pronto di infima qualità presso qualche venditore ambulante”.
Le conseguenze di questa situazione sono evidenti anche tra i bambini di Pininos. “Secondo l’ultimo monitoraggio sanitario - sottolinea Elizabeth - il 14,5% dei beneficiari del progetto presenta problemi di malnutrizione. Il 40% di questi casi sono bambini provenienti da famiglie estremamente povere: è quindi un problema essenzialmente economico, che determina l’impossibilità di acquistare cibo in quantità adeguata. Sono i casi più delicati, anche perché le conseguenze fisiche sono più pesanti: infezioni, parassitosi, anemia, problemi gastrointestinali e alle vie respiratorie”.
Ma un sostegno di tipo alimentare corre per sua natura il rischio di sfociare nell’assistenzialismo. Per evitare questo pericolo, l’area alimentare di Pininos prevede una rigida organizzazione con un significativo coinvolgimento delle madri. “Una volta al mese - spiega Elizabeth - le madri di ogni singolo club vengono a ritirare presso la sede del Cesvitem Perù gli alimenti non deperibili forniti dal progetto. Da quel momento in poi la preparazione dei pasti è una loro esclusiva responsabilità, visto che oltre al lavoro come volontarie nelle cucine devono versare un contributo per l’acquisto di alimenti freschi, del gas per i fornelli e dei materiali per la pulizia di tavoli e stoviglie. In pratica Pininos garantisce la copertura dei due terzi delle spese, mentre l’ultimo terzo è a carico delle madri”.
L’intervista completa a Elizabeth sarà pubblicata nel prossimo numero del Girotondo, in uscita a giugno.
Notizia del 16/05/2014