Approfondimenti
Sempre di più, sempre più stabili
Secondo la 22^ del Dosier Immigrazione, curato da Caritas e Migrantes, gli stranieri regolari in Italia hanno superato i 5 milioni: uomini e donne sempre più stabili e integrati, per i quali c'è bisogno di scelte coraggiose.
Sempre di più, sempre più stabili e sempre più bisognosi di integrazione. Si potrebbe sintetizzare così l’ultima edizione del Dossier Statistico sull’Immigrazione, presentato il 30 ottobre. Curato come sempre da Caritas e Migrantes e giunto alla ventiduesima edizione, il rapporto si apre con un numero d’impatto: aumentando di 43 mila unità rispetto al 2010, a fine 2011 gli immigrati regolarmente presenti in Italia hanno superato quota 5 milioni. Per la precisione 5 milioni e 11 mila, l’8,2% della popolazione. Una cifra sicuramente notevole, ma che, nello spirito del Dossier (ribadita quest’anno nello slogan “Non sono numeri”), va letta in tutte le sue sfumature.
Il costante aumento degli immigrati in Italia (erano 991 mila nel 1995), pur rallentato negli ultimi anni, è infatti solo il dato più appariscente di una realtà in continua evoluzione. Che, ragionando con la testa e non con la pancia, non può più essere semplificata sotto l’etichetta di “invasione”. Se non altro perché oltre il 50% dei migranti in Italia sono europei, di cui più della metà proviene da paesi comunitari. Al contrario, anno dopo anno si assiste ad una netta stabilizzazione della presenza dei migranti nel nostro paese. Aumentano innanzitutto i permessi di soggiorno di lungo periodo, pari al 52,1% del totale. Ma anche gli indicatori sulla casa testimoniano scelte sempre più stabili: il 20% delle famiglie immigrate è proprietario di un alloggio, con un aumento del 7% punti rispetto a 5 anni fa. Sulla stessa linea l’aumento dei nati in Italia da genitori stranieri, passati dai 33mila del 2002 agli 80mila del 2011, con una crescita che, seppure rallentata negli ultimi anni per via della crisi economica, non conosce soste.
Aumentano di conseguenza gli alunni stranieri nelle nostre scuole: lo scorso anno scolastico erano 756mila (l’8,4% della popolazione scolastica complessiva) di cui il 44% di seconda generazione, nati cioè in Italia, con . sono ormai il 44%, percentuale che sale al 54% nelle scuole primarie e addirittura all’80% in quelle d’infanzia. Di fatto, come sottolinea il Dossier, se oggi in Italia vigesse lo ius soli (per cui chi nasce in Italia è automaticamente cittadino italiano), l’incidenza degli alunni stranieri sul totale sarebbe molto più bassa e gran parte dei timori sulla convivenza tra italiani e stranieri a scuola non avrebbero ragione d’essere.
Se la prima motivazione a migrare nel nostro paese sono le migliori prospettive occupazionali, è evidente che la crisi ha colpito duro anche su questo fronte. Tra gli stranieri è aumentata la disoccupazione, arrivata al 12,1%, quattro punti in più rispetto alla media italiana. Una situazione che, a norma di legge, per un migrante significa perdita del permesso di soggiorno e, quindi, ritorno non voluto in patria o scivolamento nell’irregolarità. In ogni caso la manodopera straniera continua ad essere fondamentale per il sistema economico italiano: i 2,5 milioni di lavoratori migranti, pur concentrati nelle fasce più basse del mercato del lavoro (tra gli italiani gli operai sono il 40% degli occupati, tra gli immigrati oltre l’80%), con i loro contributi garantiscono alle casse statali un beneficio netto pari a 1,7 miliardi di euro.
Secondo il Dossier questo quadro rende urgenti alcune iniziative: la regolarizzazione di chi è già inserito nel mercato occupazionale, la semplificazione delle procedure riguardanti i documenti di soggiorno e la riduzione del loro costo, la stabilizzazione della permanenza (evitando un’eccessiva rotazione), la facilitazione nell’accesso alla cittadinanza almeno per i minori nati in Italia. Una grande sfida, politica e culturale, dalla quale non si può sfuggire. Nel 2065, in un quadro di equilibrio del saldo demografico, gli stranieri in Italia supereranno i 14 milioni.
Notizia del 31/10/2012