L'occhio di Funso visto dal satellite
Mezzo Mozambico in allarme per il ciclone Funso
Piogge torrenziali e venti oltre i cento chilometri orari hanno già provocato venti vittime nelle province centrali. A Maputo si teme lo scoppio di epidemie, mentre nel nord le precipitazioni hanno finalmente messo fine alla siccità.
Come da “tradizione” meteorologica, anche quest’anno si è aperto in Mozambico all’insegna del maltempo, causando non pochi problemi nelle province centro-meridionali di Zambezia, Sofala, Inhambane e Gaza. Prima la depressione tropicale Dando ha portato forti piogge anche sulla capitale Maputo, all’estremo sud, causando numerosi allagamenti e mettendo in crisi la mobilità all’interno della città: il bilancio ufficiale parla di 98 case abbattute e 460 sfollati. Ora invece a destare maggiori preoccupazioni è Funso, ciclone di quarta categoria che si sta muovendo lungo il canale di Mozambico (il braccio di mare che separa il paese dal Madagascar) con venti fino a 230 chilometri orari.
Anche se per ora non è previsto che tocchi terra, Funso sta provocando numerosi danni nelle aree costiere, in particolare nella parte centrale del paese. Secondo quanto riportato dall’agenzia Misna si conterebbero oltre venti vittime. Già 56 mila persone sono state costrette a lasciare le loro case, soprattutto nelle provincie di Gaza e Zambezia, dove preoccupa l’innalzamento del livello dei fiumi Limpopo e Zambezi, già protagonisti in passato di catastrofiche esondazioni (la più grave si verificò nel 2000, provocando un milione di sfollati e centinaia di vittime). Pesanti i danni alle infrastrutture: in particolare l’esondazione del fiume Incomati ha bloccato la circolazione lungo il principale asse stradale che collega il sud con il nord. Anche l’EDM, la compagnia elettrica nazionale, sta facendo i conti con numerosi black out e non è per ora in grado di fare previsioni circa il ritorno alla normalità.
Oltre al potenziamento di Funso, attualmente posizionato a circa mille chilometri a nord est di Maputo, c’è timore per il peggioramento delle condizioni sanitarie: le forte precipitazioni, unite ad una quasi totale assenza di sistemi per lo smaltimento delle acque piovane, potrebbero infatti portare allo scoppio di epidemie di malaria, tifo e colera, soprattutto nelle periferie delle grandi città.
Situazione più tranquilla invece nella provincia settentrionale di Nampula, l’altra zona del paese in cui il Cesvitem è presente con i suoi progetti. Anzi, qui le precipitazioni hanno permesso di superare la crisi idrica registratasi a dicembre, quando l’abbassamento del rio Monapo aveva costretto le autorità del capoluogo a tagliare la quantità d’acqua fornita tramite l’acquedotto da 1.200 a 900 metri cubi all’ora.
Notizia del 23/01/2012