Approfondimenti
Il Ciad, un paese in chiaroscuro
Breve riassunto delle comunicazioni inviate negli ultimi mesi da don Giulio Zanotto, missionario a Fianga, tra colera, piogge finalmente abbondanti e una nuova speranza per le donne
Carissimi amici,
mi rendo conto che per alcuni di voi, sono uno dei pochi “contatti” con l’Africa. Questo mi preoccupa perché porto la responsabilità dell’immagine che voi vi create o vi confermate su questo continente, su questi popoli. Vorrei dare un’immagine “reale” di quello che vedo, sento, vivo, né troppo pessimista (tutto nero!), né troppo naif (qui si vive al ritmo della natura, tutti sono solidali e rispettosi...). Il Ciad, come molti altri paesi africani, é una “terra di passaggio”: passano missionari, cooperanti di organizzazioni Onu e non governative, turisti, commercianti, avventurieri... Mi son chiesto: perché tanti tra queste persone lasciando il Ciad portano con sé un sentimento negativo nei confronti di questo paese?
Credo che una ragione siano le relazioni difficili che ci si trova spesso a gestire. Dopo una prima esplosione di accoglienza che lascia commossi e sognatori, ci si accorge che molte persone “approfittano” del nostro lato debole, la nostra cattiva coscienza di essere ricchi di fronte a loro che sono poveri. Ci si accorge che, al di là di una cortesia che mette a proprio agio, c’é quella istintiva diffidenza nei confronti dello straniero, il bianco, il “nazara”. Un’altra ragione può essere il livello di povertà, la povertà materiale spesso accompagnata da povertà culturale, morale, relazionale. Ci sono situazioni di ignoranza, di violenza, di limite che lasciano sconcertati, a bocca aperta, disorientati. E il senso di impotenza, difficile da accettare, porta facilmente alla delusione e al rifiuto.
A proposito di difficoltà: nella nostra zona c’é stata, e continua ad esserci, una grave epidemia di colera. È arrivata dal nord del Camerun, é passata per la nostra regione, che con il Camerun confina, e si sta propagando in altre zone del Ciad. Nel solo Camerun si sono contati 7.600 casi con più di 400 decessi. Il vibrione del colera si trova prevalentemente nell’acqua e si può prendere anche mangiando alimenti non cotti. Quindi sarebbe sufficiente bere acqua sterilizzata e mangiare alimenti cotti. Non sembrano cosa difficilissime, eppure dopo alcuni mesi il fenomeno non é ancora del tutto sotto controllo e tra le gente c’é una certa paura. Qualche giorno fa avevo bisogno di una mano per sollevare un malato per strada e metterlo in macchina, niente a che vedere con il colera, ma alcune donne sono scappate subito perché pensavano che il malato avesse proprio quella malattia.
Chiudo, per riequilibrare, con un paio di notizie positive. Le piogge quest’anno sono state abbondanti anche se non regolari. In effetti ha iniziato a piovere tardi e in alcune settimane ha piovuto troppo. C’è speranza per una buona raccolto di miglio di stagione secca, tra febbraio e marzo. Il livello dell’acqua del lago di Tikem è alto, per cui ci sarà pesce in abbondanza.
Durante l’Avvento abbiamo organizzato per la prima volta un’assemblea riservate alle donne, sul tema “Il ruolo della donna nella società e nella Chiesa”. Ci chiedevamo come sarebbe andata, se le donne sarebbero venute, come avrebbero risposto. Alla fine erano presenti in 80, alcune hanno fatto anche 60 chilometri a piedi per esserci! L’attesa era grande e la gioia di incontrarsi ancora di più. La partecipazione é stata molto attiva e gli interventi molto concreti: la difficile relazioni con i mariti e con gli uomini in generale, l’handicap di non essere state a scuola... É emersa la voglia di un cambiamento, se non per loro almeno per le loro figlie. Un’esperienza bella e davvero ricca di speranza.
Notizia del 25/01/2011