Cala la notte su Xipamanine (foto T. Saccarola)
La storia del mese: questione di energia
Anche l'accesso all'energia elettrica è un fossato tra Nord e Sud del mondo. C'è chi può permettersi di lasciare l'aria condizionata accesa per settimane intere e chi è costretto a vivere in un buio perenne. Di Marianna Sassano
La famiglia, diciamo, Parker, vive nello stato, diciamo, del Connecticut. La famiglia Parker è composta da marito e moglie, poiché i figli sono già grandi e sono ormai fuori casa. Il signor e la signora Parker abitano in una villetta a due piani più basement, la taverna. Il signor e la signora Parker sono una normalissima famiglia nordamericana, né ricca né povera. Sono, diciamo, una famiglia nordamericana media. Anche nella loro casa, come in tutte le case mediamente nordamericane, vige l'amore incondizionato per l'aria condizionata. Il termostato dei signori, diciamo, Parker, nell'estate 2010 segnava 17 gradi. Il termostato dei signori, diciamo, Parker, ha continuato a segnare 17 gradi anche durante le due settimane di assenza da casa: così che, al ritorno dalle ferie, la potessero trovare bella fresca.
In un pomeriggio d’estate entriamo nel quartiere di Xipamanine, periferia di Maputo, Mozambico, con il permesso del rappresentante politico del quartiere. Abbiamo dovuto avvisare il partito, il Frelimo, della nostra presenza nel territorio; abbiamo dovuto cercare un accompagnatore, Donna Filomena, che fosse persona nota a tutti, per la nostra visita. A Xipamanine da soli i bianchi non ci entrano, ci dicono che è pericoloso. Perché qui tutto è stretto: un dedalo di stradine storte, cunicoli, vicoli contornati di lamiere ondulate e arrugginite che fanno da muri alle case. E poi c'è il mercato, che è grande, labirintico, e coperto: soffitti bassi e corridoi a misura di bambino tra una bancarella e l'altra. Di qui non si scappa. A Xipamanine è tutto in ombra anche quando c'è il sole. Ci arriviamo dopo pranzo, il cielo è ancora chiaro. Davanti a noi Donna Filomena saluta tutti con un sorriso che significa: questi-tre-non-si-toccano; Simone indossa un gilet con il logo ben visibile del Cesvitem, che i bambini dei progetti possano subito riconoscerci.
Ma in realtà, entrati a Xipamanine, tutte queste precauzioni ci sembrano persino superflue. Visitiamo baracche inermi di vecchi soli e bambini altrettanto soli, e donne ancora più sole circondate di figli; scattiamo fotografie ai ragazzi sostenuti a distanza: qualcuno proprio non ce la fa a sorridere; qualche altro, invece, spazza persino la sabbia dal pavimento di terra per fare bella figura. È vero: tutti guardano noi, siamo noi i diversi ora, siamo invadenti lì; però la dimensione è quella di un piccolo paese, i rumori delle macchine e il caos della città rimangono fuori, gli uomini non si vedono, ci sono gli odori dei pentoloni sul fuoco per la cena. In un certo senso qui c'è persino un'atmosfera di pace. Triste, ma quieta. E poi adesso c'è l'imbrunire, la luce diventa più morbida, i colori più caldi; le ombre nette di Xipamanine iniziano a sfumare, ad uniformare le tinte. Si sa: il tramonto riconcilia gli animi, ricorda che è vicino il momento del riposo; le preoccupazioni, il dolore, per un po', dormiranno pure loro.
È il momento del tramonto e noi siamo a Xipamanine. Il cielo è rosso, poi rosa, poi viola. Poi diventa più scuro. Le ombre si cancellano definitivamente e tutto è uniformemente buio. E noi ci siamo dentro. Donna Filomena accelera il passo: la nostra visita finisce qui. Ripercorre una mappa mentale che ci fa scivolare tra case e baracche, alberi, strettoie e pozze di fango. Vediamo una fontana: la riconosco, ci siamo passati anche prima. Non parliamo più tra di noi, stiamo a sentire se qualcosa, qualcuno, dietro di noi si muove. Fino a che non usciamo.
Non c'è corrente elettrica a Xipamanine. Non ci sono i lampioni. Non c'è illuminazione nelle case. L'assenza di luce ha portato con sé un timore istintivo: e non c'è verso di ripensare alla sensazione di quiete di qualche ora prima, quando gli occhi potevano distinguere facilmente i contorni della realtà. Ora noi ce ne andiamo verso le luci, la vita. I bambini, i ragazzi, i vecchi, le donne che abbiamo conosciuto, si addormenteranno lì, sulla terra, al buio.
Notizia del 20/09/2010